Buxentum (Magna Grecia), 420 circa
Libius Severus Serpentius
Proveniente dalla Lucania, si sa poco della sua famiglia di origine e della sua carriera. Era senatore quando venne eletto al trono, dopo più di tre mesi dalla morte di Maggioriano. Fu un imperatore privo di effettivo potere, che era in realtà detenuto dal magister militum germanico Ricimero. Costui ne sostenne l’elezione per compiacere l’aristocrazia italica. Genserico re dei Vandali parteggiava invece per Anicio Olibrio, marito di Placidia, figlia minore di Valentiniano III e quindi cognato di Unerico suo figlio, sposato con l’altra figlia di Valentiniano III, Eudocia.
Il mancato riconoscimento da parte dell’imperatore d’Oriente Leone I, l’abbandono della Britannia, la conquista vandala dell’Africa e quella visigota della Spagna, unitamente alla ribellione alla sua autorità da parte di alcune province come la Gallia e la Dalmazia, istigate rispettivamente da Egidio e Marcellino, portarono alcuni storici ad annoverare Libio Severo tra gli usurpatori.
Egidio, magister militum in Gallia, grazie alla sua capacità militare godeva di notevole ascendente verso i Franchi che, secondo Gregorio di Tours, dopo aver esiliato temporaneamente il loro re Childerico I, gli offrirono il trono. Egli però lo restituì alla dinastia merovingia dopo otto anni di governo. Dopo l’elezione di Libio Severo, Egidio voleva tornare con le sue truppe in Italia, ma questo non fu possibile per la ripresa delle ostilità da parte dei Visigoti. Egli trattò con Genserico per far assalire Ricimero dai Vandali, ma nel 464 morì probabilmente avvelenato.
Marcellino, da parte sua, si era rifugiato in Dalmazia dopo la caduta di Ezio. Era stato preso in considerazione dall’imperatore d’Oriente quale candidato al trono d’Occidente prima di Maggioriano. Nominato comandante in Sicilia delle armate ausiliarie unne, quando Ricimero tentò di farle passare al proprio servizio tornò in Dalmazia come magister militum, dove compì atti ostili verso Libio Severo. Ricimero, dopo aver riportato una vittoria sugli Alani a Bergomum, si trovò minacciato sia dai Vandali che da Marcellino. Leone I fece da intermediario per far cessare le ostilità. Marcellino accettò la richiesta di pace, al contrario di Genserico, che ancora sosteneva la nomina di Anicio Olibrio, e che minacciò di invadere l’Italia.
Nell’autunno del 465 Libio Severo morì a Roma, secondo Sidonio Apollinare di morte naturale, secondo Cassiodoro per avvelenamento da parte di Ricimero (quest’ultima versione appare meno credibile, in quanto il potere effettivo era detenuto da quest’ultimo, a meno che Libio Severo fosse visto come un ostacolo alla riconciliazione tra Ricimero e Leone I).
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